Lo sappiamo già che il rapporto del dipendente pubblico è esclusivo. Se fosse esclusivo non ci sarebbero alternative.
In italiano “esclusivo” significa che non vi sono alternative, ma il gioco delle parole nel nostro sistema ha effetti impensabili.
Quando conviene aprire la partita iva?
Quante volte un pubblico dipendente si è chiesto se fosse possibile aprire una partiva Iva per svolgere una qualsiasi attività commerciale.
In questo articolo non voglio soffermarmi in normative regole leggi come spesso accade.
Cercherò di rendere l’idea con semplici parole.
Innanzitutto se il dipendente pubblico ha un contratto di lavoro par-time al 50% può aprire una Partita Iva e svolgere anche un’attività commerciale di qualsiasi genere e non in contrasto con l’attività dell’amministrazione pubblica presso la quale è assunto.
Attività compatibili con l’apertura della partita iva
Tra le attività pienamente compatibili, per i dipendenti a tempo pieno o con orario superiore al 50%:
- le attività che sono esplicitazioni di quei diritti e libertà costituzionalmente garantiti, quali la partecipazione ad associazioni sportive, culturali, religiose, di opinione etc..,
- le attività rese a titolo gratuito presso associazioni di volontariato o cooperative a carattere socio-assistenziale senza scopo di lucro (volontariato presso un sindacato);
- le attività , anche con compenso, che siano espressive di diritti della personalità , di associazione e di manifestazione del pensiero, quali le collaborazioni a giornali, riviste, enciclopedie e simili;
- l’utilizzazione economica da parte dell’autore o dell’inventore di opere dell’ingegno e di invenzioni industriali;
- la partecipazione a convegni e seminari, se effettuata a titolo gratuito ovvero venga percepito unicamente il rimborso spese;
- tutte le attività per le quali è corrisposto il solo rimborso delle spese documentate;
- gli incarichi per i quali il dipendente è posto in posizione di aspettativa, di comando o di fuori ruolo;
- gli incarichi conferiti dalle organizzazioni sindacali ai dipendenti distaccati o in aspettativa non retribuita per motivi sindacali;
- la partecipazione a società di capitali quali ad esempio le società per azioni, società in accomandita in qualità di socio accomandante (con responsabilità limitata al capitale versato);
- gli incarichi conferiti da altre pubbliche amministrazioni a condizione che non interferiscano con l’attività principale;
- le collaborazioni plurime con altre scuole;
- la partecipazione a società agricole a conduzione familiare quando l’impegno è modesto e di tipo non continuativo;
- l’attività di amministratore di condominio limitatamente al proprio condominio;
- gli incarichi presso le commissioni tributarie;
- gli incarichi come revisore contabile.
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Attenzione adesso. I docenti sia insegnanti di scuole che di università, indipendentemente dal fatto se sono stati assunti con contratto par-time o a tempo pieno possono invece svolgere una seconda attività. Quindi anche se a tempo pieno é consentito previa autorizzazione da parte del Dirigente Scolastico, l’esercizio di libere professioni e di lezioni private ad alunni che non frequentano il proprio istituto, a condizione che non siano di pregiudizio all’assolvimento di tutte le attività inerenti la funzione docente e che siano compatibili con l’orario di insegnamento e di servizio.
Agendo in deroga alle norme, esistono pareri del Dipartimento funzione pubblica e ANCI che consentirebbero l’apertura di una PARTITA IVA per attività agricole al dipendente pubblico, anche non ricorrendo al part -time. Tutti tali pareri condizionano però l’autorizzazione dirigenziale al fatto che l’attività agricola sia svolta in modo saltuario, occasionale, al di fuori dell’orario di lavoro e previa adozione da parte dell’Ente di specifico regolamento.
Quindi per i docenti (altrettanto dipendenti pubblici) c’è un’eccezione/i grazie al nostro fiabesco sistema normativo. Ed così per incantesimo che i professori universitari incrementano il loro reddito con incarichi super, prestazioni di lavoro extra ordinarie oltre a fare i docenti universitari, coadiuvati dai dottorandi etc etc.
Lo stesso dicasi per gli ingegneri impiegati presso una qualsiasi pubblica amministrazione, i quali, al pari di qualsiasi dipendente pubblico, sia chiaro come status, e a differenza di qualsiasi altro dipendente pubblico con titoli amministrativi e non tecnici, può svolgere prestazioni di carattere professionale che non siano in contrasto con l’interesse dell’amministrazione a cui appartiene.
Mi chiedo: che male fa un dipendente pubblico, categoria C o D, che dopo aver terminato le sue ore lavorative, nel pomeriggio possa lavorare come gestore di un negozio di qualsiasi genere: per esempio apre un negozio di capsule di caffè? Brunetta e tutti i politicanti di turno ci devono spiegare che contrasto di interessi si genera se un ragioniere, un istruttore amministrativo vende caffè nel pomeriggio, o vende frutta di stagione, o fa l’idraulico, o monta tende? – soprattutto per il fatto che lo stipendio di un pubblico dipendente si aggira massimo intorno alle 1.300,00 euro?
Non c’è ratio e logica nelle norme che prevedono un eventuale secondo lavoro per i pubblici dipendenti.
Ma tutto questo grazie a noi che votiamo persone che poi vanno a governare ma non sono competenti e hanno pluri mandati, ricoprono più cariche e nel contempo fanno più lavori
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