S.S.N.L – ASL I BILANCI CONTINUANO AD AVERE BUCHI – I CITTADINI PAGANO
HAI BISOGNO DI FARE UNA TAC O UNA RISONANZA?
UNA VISITA SPECIALISTICA?
VUOI USUFRUIRE DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE PAGANDO SOLO IL TICKET?
NO.. IN ITALIA QUESTO ANCORA OGGI NON è POSSIBILE, se non in parte residuale.
Funzionano gli ospedali pubblici? Come esercitano i nostri Medici la loro professione pubblica?
Hanno un doppio lavoro privilegiato rispetto agli altri dipendenti pubblici che non sono dottori?
Direi proprio di si perché in Italia funziona così, poi non ci dispiacciamo se le cose non vanno assolutamente bene, ma secondo me tutto parte dall’indole del cittadino, dal suo senso civico, dal proprio senso del dovere, dal rispetto della propria professione e soprattutto degli altri mestieri.
Un medico che evita l’Intramoenia ha rispetto di un altro mestiere.
INTRAOEMIA IN PUGLIA – IL BILANCIO DELL’ASL PERDE DA TUTTE LE PARTI
Intra moenia è una locuzione latina che significa “tra le mura“, cioè “all’interno delle mura della città”.
Solitamente è usata per indicare ciò che avviene all’interno di un edificio, o più propriamente, ciò che avviene all’interno di una comunità. Nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale della Repubblica Italiana, l’attività cosiddetta “intramoenia” si riferisce alle prestazioni erogate al di fuori del normale orario di lavoro dai medici di un ospedale, i quali utilizzano le strutture ambulatoriali e diagnostiche dell’ospedale stesso a fronte del pagamento da parte del paziente di una tariffa.
Il medico è tenuto al rilascio di regolare fattura e la spesa, come tutte le spese sanitarie, è detraibile dalle imposte.
Le prestazioni sono generalmente le medesime che il medico deve erogare, sulla base del suo contratto di lavoro con il Servizio Sanitario Nazionale, attraverso la normale operatività come medico ospedaliero.
Le prestazioni erogate in regime di intramoenia garantiscono al cittadino la possibilità di scegliere il medico a cui rivolgersi per una prestazione.
Mediamente il medico devolve alla struttura ospedaliera per l’utilizzo dei locali, dei servizi di segreteria, delle apparecchiature e di quant’altro sia necessario allo svolgimento della prestazione circa il 6,5% del suo fatturato: nel 2010 ad esempio i medici ospedalieri italiani hanno fatturato circa 1,13 miliardi di euro, devolvendo alle ASL circa 74 milioni.
Tutti gli altri dipendenti pubblici, come i medici, che svolgono altra attività al servizio sempre del pubblico, che hanno fatto di male per non poter fare intramoenia.
Si pensa per esempio a tutte quelle carte di identità richieste durante la settimana o nel corso di un mese presso qualsiasi servizio demografico di un ente qualsiasi. Può accadere che i dipendenti pubblici del servizio demografico facciano intramoenia il sabato, o durante il pomeriggio per stampare nuove carte di identità perché durante le normali ore lavorative, non si riesce a fare tutto.
Ma questo non è possibile per gli altri pubblici impiegati, solo per i dottori/medici.
Soltanto la Asl di Bari sembrerebbe aver correttamente implementato, come richiesto dalla legge, la contabilità analitica relativa all’attività intramoenia dei medici.
In tutte le altre Asl e aziende sanitarie pugliesi i dati relativi all’«Alpi» mancano, sono incompleti o peggio vengono nascosti persino alla stessa Regione.
Lo dice uno studio dell’ufficio legislativo del Consiglio regionale, che nell’ambito dell’esame del disegno di legge Amati sulle liste d’attesa ha esaminato i bilanci 2017: l’attività privata dei medici non porta benefici diretti alle casse del servizio sanitario, e produce un danno indiretto.
Perché ciò che viene incassato dall’Alpi finisce in gran parte nelle buste paga del personale, mentre la AsL rinuncia del tutto all’importo del ticket. Parliamo di non meno di 10 milioni di euro 11 tema è interessante.
Non è la prima volta che si scopre il buco nel bilancio delle Asl, ma tanto qule peggior sordo di chi non vuol sentire (mi riferisco ai vari governi) – infatti Asl pugliesi (in questo caso con la lodevole eccezione della Asl di Foggia) continuino a nascondere i dati relativi alle retribuzioni dei medici, pubblici per obbligo di legge non resi noti sui relativi siti istituzionali.
In una situazione come quella pugliese l’attività professionale intramoenia finisce per diventare una scorciatoia: una stessa prestazione lo dicono i dati di monitoraggio può richiedere 6 mesi in regime istituzionale e tre giorni in intramoenia.
Significa che chi ha i soldi paga e viene operato immediatamente, tutti gli altri si mettono in fila e aspettano.
Nel 2017 la Asl Bari ha incassato per intramoenia 5,3 milioni di cui 3,9 retrocessi al personale e poco meno di un milione di costi vivi. C’è un avanzo di 368mila eviro, ma i dati non sono sufficienti a dire se si.
La libera professione intramuraria chiamata anche “intramoenia” si riferisce alle prestazioni erogate al di fuori del normale orario di lavoro dai medici di un ospedale, i quali utilizzano le strutture ambulatoriali e diagnostiche dell’ospedale stesso a fronte del pagamento da parte del paziente di una tariffa.
Il medico è tenuto al rilascio di regolare fattura e la spesa, come tutte le spese sanitarie, è detraibile dalle imposte. Le prestazioni sono generalmente le medesime che il medico deve erogare, sulla base del suo contratto di lavoro con il Servizio Sanitario Nazionale, attraverso la normale operatività come medico ospedaliero. Le prestazioni erogate in regime di intramoenia garantiscono al cittadino la possibilità di scegliere il medico a cui rivolgersi per una prestazione.
La Legge 8 novembre 2012, n. 189 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 13 settembre 2012, n. 158, recante disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute“, per la libera attività intramuraria prevede:
• la proroga al 31 dicembre 2014 della realizzazione delle strutture per l’ attività libero professionale intramuraria (Alpi)
Le Regioni provvedono ad una ricognizione degli spazi disponibili e ad una valutazione dei volumi delle prestazioni effettuate negli ultimi due anni entro il 31 dicembre 2012.
Le Regioni, dove non siano disponibili spazi ad hoc, possono adottare, un programma sperimentale per svolgere l’Alpi presso studi professionali privati collegati in rete, previa sottoscrizione di una convenzione annuale rinnovabile tra il professionista interessato e l’azienda sanitaria di appartenenza, sulla base di uno schema tipo approvato con accordo sancito dalla Conferenza Stato – Regioni.
• l’attivazione, entro il 31 marzo 2013, di un’infrastruttura di rete telematica per il collegamento in voce o in dati delle strutture che erogano le prestazioni in Alpi per gestire prenotazioni, impegno orario del medico, pazienti visitati, prescrizioni ed estremi dei pagamenti, anche in raccordo con il fascicolo sanitario elettronico.
Le modalità tecniche per la realizzazione di tale infrastruttura sono determinate entro il 30 novembre 2012 con decreto del Ministro della Salute, previa intesa in Conferenza Stato – Regioni.
E’ possibile la temporanea prosecuzione dell’attuale svolgimento di attività libero professionali presso studi professionali già autorizzati fino all’attivazione del collegamento in rete e comunque non oltre il 30 aprile 2013.
• il pagamento di prestazioni direttamente alla competente struttura tramite mezzi di pagamento che assicurino la tracciabilità della corresponsione di qualsiasi importo. Nel caso di singoli studi professionali in rete, la necessaria strumentazione è acquisita dal titolare dello studio a suo carico entro il 30 aprile 2013.
• la determinazione delle tariffe sulla base di importi idonei a remunerare il professionista, l’equipe, il personale di supporto, i costi pro-quota per l’ammortamento e la manutenzione delle apparecchiature nonché ad assicurare la copertura di tutti i costi diretti ed indiretti sostenuti dalle aziende.
• il divieto di svolgere l’attività libero professionale presso studi professionali collegati in rete dove operano anche professionisti non dipendenti o non convenzionati del Ssn ovvero dipendenti non in regime di esclusività, salvo deroga dell’azienda del Ssn e a condizione che sia garantita la completa tracciabilità delle singole prestazioni.
Per i direttori generali che non organizzeranno l’attività è prevista la decurtazione dalla retribuzione di risultato pari ad almeno il 20% o, nel caso di grave inadempienza, la destituzione dell’incarico.