E’ Questa Chiamasi Riforma della Pubblica Amministrazione?

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Riforma PA: PUBBLICO IMPIEGO E FUNZIONE PUBBLICA

Il Consiglio dei ministri, ha approvato, in esame definitivo, due decreti legislativi contenenti disposizioni di attuazione della riforma della pubblica amministrazione (legge 7 agosto 2015, n. 124), che introducono modifiche e integrazioni al “Testo unico del pubblico impiego” e Valutazione della performance dei dipendenti pubblici 1. Testo unico del pubblico impiego Il provvedimento di modifica del d.lgs. 165/2001, (in attuazione della delega di cui articoli 16, commi 1, lettera a), e 2, lettere b), c), d) ed e) e 17, comma 1, lettere a), c), e), f), g), h), l), m), n), o), q), r), s) e z) della legge 124/2015) introduce disposizioni mirate al raggiungimento dei seguenti obiettivi:
  • il progressivo superamento della “dotazione organica” come limite alle assunzioni, fermi restando i limiti di spesa, attraverso il nuovo strumento del “Piano triennale dei fabbisogni”, con la definizione di obiettivi di contenimento delle assunzioni differenziati in base agli effettivi fabbisogni, la rilevazione delle competenze dei lavoratori pubblici e la previsione di un sistema informativo nazionale volto ad orientare la programmazione delle assunzioni;
  • l’aggiornamento delle procedure, prevedendo la più estesa e ottimale utilizzazione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, anche nei rapporti con i destinatari dell’azione amministrativa (cioè??? chi dobbiamo aggiornare i dipendenti pubblici che hanno un’età avanzata o piuttosto che aggiornare le procedure introdurre i giovani nel mondo del lavoro?)
  • la previsione nelle procedure concorsuali pubbliche di meccanismi di valutazione finalizzati a valorizzare l’esperienza professionale acquisita da coloro che hanno avuto rapporti di lavoro flessibile con le amministrazioni pubbliche, con esclusione, in ogni caso, dei servizi prestati presso uffici di diretta collaborazione degli organi politici e ferma restando, comunque, la garanzia di un adeguato accesso dall’esterno; Che significa? Innanzitutto non dovrebbero rientrare a questo punto tutto coloro i quali hanno giovato di un contratto a tempo determinato presso gli organi politici. Essendo il Sindaco un organo politico, vuol dire che tutti i contratti concernenti assunzione di personale non dovrebbero rientrare tra i coloro i quali hanno acquisito esperienza professionale.
  • la possibilità di svolgimento dei concorsi in forma centralizzata o aggregata e la previsione dell’accertamento della conoscenza della lingua inglese e di altre lingue, quale requisito di partecipazione al concorso o titolo di merito valutabile dalle commissioni giudicatrici, e la valorizzazione del titolo di dottore di ricerca (negli Enti Locali ho conosciuto sinceramente  personale in servizio che utilizza male la lingua italiana)
  • la disciplina delle forme di lavoro flessibile, anche al fine di prevenire il precariato, unitamente ad una soluzione transitoria per superare il pregresso: viene stabilito a regime il divieto per le pubbliche amministrazioni di stipulare contratti di collaborazione e vengono introdotte specifiche procedure per l’assunzione a tempo indeterminato di personale in possesso dei requisiti;
  • l’integrazione nell’ambiente di lavoro delle persone con disabilità attraverso l’istituzione di una Consulta nazionale composta da rappresentanti delle amministrazioni pubbliche centrali e territoriali, e la nomina, da parte delle amministrazioni pubbliche con più di 200 dipendenti, di un responsabile dei processi di inserimento;
  • la definizione delle materie escluse dalla contrattazione integrativa, anche al fine di assicurare la semplificazione amministrativa, la valorizzazione del merito e la parità di trattamento tra categorie omogenee, nonché di accelerare le procedure negoziali;
  • la riorganizzazione delle funzioni di accertamento medico legale in caso di assenze per malattia, con l’attribuzione all’I.N.P.S. delle relative competenze;
  • la razionalizzazione e integrazione dei sistemi di valutazione, lo sviluppo di sistemi di misurazione dei risultati raggiunti dall’organizzazione e dai singoli dipendenti e forme di semplificazione specifiche per i diversi settori della pubblica amministrazione.

 Valutazione della Performance dei dipendenti pubblici

Il decreto, in attuazione dell’articolo 17, comma 1, lettera r), della legge n. 124 del 2015, introduce modifiche al d.lgs. 150/2009 (cd. riforma Brunetta) Il provvedimento persegue l’obiettivo generale di ottimizzare la produttività del lavoro pubblico e di garantire l’efficienza e la trasparenza delle pubbliche amministrazioni. Il decreto, ispirato ai principi di semplificazione delle norme in materia di valutazione dei dipendenti pubblici, di riconoscimento del merito e della premialità, di razionalizzazione e integrazione dei sistemi di valutazione, di riduzione degli adempimenti in materia di programmazione e di coordinamento della disciplina in materia di valutazione e controlli interni, introduce le seguenti novità:
  • il rispetto delle disposizioni in materia di valutazione costituisce condizione necessaria per l’erogazione di premi e rileva anche ai fini del riconoscimento delle progressioni economiche, dell’attribuzione di incarichi di responsabilità al personale e del conferimento degli incarichi dirigenziali. La valutazione negativa delle performance, come specificamente disciplinata nell’ambito del sistema di misurazione, rileva ai fini dell’accertamento della responsabilità dirigenziale e, in casi specifici e determinati, a fini disciplinari;
  • le PA devono misurare e a valutare la performance con riferimento all’amministrazione nel suo complesso, alle unità organizzative o aree di responsabilità in cui si articola e ai singoli dipendenti o gruppi di dipendenti;
  • oltre agli obiettivi specifici di ogni amministrazione, è stata introdotta la categoria degli obiettivi generali, che identificano le priorità in termini di attività delle PA coerentemente con le politiche nazionali, definiti tenendo conto del comparto di contrattazione collettiva di appartenenza;
  • gli Organismi indipendenti di valutazione (OIV), tenendo conto delle risultanze dei sistemi di controllo strategico e di gestione presenti nell’amministrazione, dovranno verificare l’andamento delle performance rispetto agli obiettivi programmati durante il periodo di riferimento e segnalare eventuali necessità di interventi correttivi. A tal proposito, sono previsti strumenti e poteri incisivi per garantire il ruolo degli OIV, specie con riferimento al potere ispettivo, al diritto di accesso al sistema informatico e agli atti e documenti degli uffici;
  • viene riconosciuto, per la prima volta, un ruolo attivo dei cittadini ai fini della valutazione della performance organizzativa, mediante la definizione di sistemi di rilevamento della soddisfazione degli utenti in merito alla qualità dei servizi resi;
  • nella misurazione delle performance individuale del personale dirigente, è attribuito un peso prevalente ai risultati della misurazione e valutazione della performance dell’ambito organizzativo di cui hanno essi diretta responsabilità (per una veritiera, ed efficace e trasparente valutazione dirigenziale propongo ai riformatori della Pubblica Amministrazione di far valutare il dirigente dal personale che gestisce);
  • è definito un coordinamento temporale tra l’adozione del Piano della performance e della Relazione e il ciclo di programmazione economico-finanziaria, introducendo sanzioni più incisive in caso di mancata adozione del Piano;
  • sono introdotti nuovi meccanismi di distribuzione delle risorse destinate a remunerare la performance, affidati al contratto collettivo nazionale, che stabilirà la quota delle risorse destinate a remunerare, rispettivamente, la performance organizzativa e quella individuale e i criteri idonei a garantire che alla significativa differenziazione dei giudizi corrisponda un’effettiva diversificazione dei trattamenti economici correlati.
Proprio a riguardo della performance e della valutazione meritocratica del dipendente pubblico tutte queste parole non incidono assolutamente sulla reale posizione del pubblico impiegato, che fidatevi continuerà a svolgere il suo lavoro sotto la responsabilità dei suoi funzionari e del dirigente come prima o meglio, più di prima. Il pubblico dipendente altro che per meritocrazia, ma dovrà fare di tutto per non beccarsi per tre anni consecutivi una valutazione negativa altrimenti verrà licenziato. MIO DIO !!! E dove siamo arrivati !!!! :-() Io invece licenzierei il dirigente o il superiore preposto gerarchico che ha permesso ovvero ha fatto sì che per tre anni si sia verificata questa situazione improduttiva –  semplice o No? Voglio dire per un anno il dirigente non può stare solo a guardare, ma deve agire, altrimenti a mio giudizio egli andrebbe altrettanto trattato come il giudicato.  Gli italiani non possano aspettare 3 anni di improduttività tanto poi, che tizio venga licenziato e rimanga senza lavoro non interessa a nessuno se non magari alla famiglia e al dipendente stesso licenziato. I criteri di valutazione del singolo dipendente pubblico sono ancora astratti non efficaci. Spesso sono gli stessi criteri di misurazione della performance individuale a risultare inconcludenti e non meritocratici Se per il rinnovo contrattuale nel pubblico impiego di appena che 30 €uri mensile  (e, non mi riferisco ai lauti stipendi che percepiscono dirigenti, posizioni organizzative, segretari comunali e generali, direttori generali che sono di gran lunga differenti da quelli percepiti dai dipendenti pubblici) nulla ad oggi è stato effettivamente fatto se non incontri, scioperi e perdite di tempo varie, figuriamoci se una vera riforma della pubblica amministrazione possa essere fatta. La prima vera riforma cari governatori, carissimi politici è proprio il contratto pubblico. Aumentare gli stipendi innanzitutto dei dipendenti pubblici ma non a tutti. Di fatto ci sono figure che lavorano nel pubblico impiego e che non necessitano di un aumento ma forse di una ritocco all’equilibrio salariale sociale. Dirigenti, posizioni organizzative, segretari comunali, provinciali, direttori generali non necessitano di un aumento salariale a mio parere. In questo caso le cifre stipendiali riferite al reddito annuo partono dai € 50.000,00 in su e sfiorano in alcuni casi (Comuni, Province, Regioni, ASI) i CENTOVENTIMILAEURI). Probabilmente, il loro stipendio andrebbe ragguagliato a quello medio percepito dai colleghi inferiori, i pubblici impiegati. Ovvie le differenze salariali per gerarchia responsabilità, mansioni svolte, ma appare strano vedere nel pubblico impiego dipendenti pubblici che hanno un reddito annuo di € 21.00,00 e altri che godono di un reddito dai 60.000,00 € in su. Il reddito annuo percepito da un dipendente pubblico di Categoria C nel 2016 è di circa  € 21.000,00 (NETTE) milleduecentonovantaeuro/00 mensili circa.. Per quanto riguarda le progressioni economiche. C’è solo da piangere soprattutto per i giovani entrati e non fortunati (raccomandati) che non hanno potuto prendere tutti quei treni  🚝ante riforma brunetta. Prima della riforma di Brunetta, la stazione più affollata d’italia era quella delle progressioni economiche ed ha visto partire numerosi treni che hanno portato a destinazione economica molti dei dipendenti pubblici con criteri ormai non più appicabile  (C2, C3, C4, C5, C6 – D1, D2, D3, D4, D5, D6)… Ovvia l’ingiustizia nel trattare lo stessa categoria giuridica di dipendenti pubblici in tempi diversi a causa del susseguirsi di leggi che spesso hanno l’obiettivo di parare, tappare il buco, alle anomalie amministrative verificatesi. Tanto è vero che la riforma brunetta ha finalmente “abolito le progressioni economiche per cani e porci ” – ha messo fine alla carriera economica a pioggia dei dipendenti pubblici. Se ci fate case ed effettuate una vera statistica da quel momento in poi presso tutti gli enti locali gli avvisi o bandi per progressioni economiche sono andati via via diminuendo e gli esempi di progressione si possono contare ormai sui palmi di 4 mani. E poi vogliamo parlare di riforma?? Io mi sento preso in giro Voi?

Chi è l’artefice di questa Riforma?

Il ministro Marianna Madia   Fonti di Wikipendia ci informano che:

Controversie e polemiche

Controversie sull’età e supposte “raccomandazioni”

La giovane età, “l’inesperienza politica” (espressione da lei stessa positivamente riportata al momento della presentazione della candidatura), una passata relazione sentimentale con il figlio di Giorgio Napolitano, hanno offerto materia per sollevare forti polemiche sulla stampa circa l’opportunità della sua candidatura. In particolare, secondo il saggista Piergiorgio Odifreddi Madia sarebbe “una raccomandata di ferro, con un pedigree lungo come il catalogo del Don Giovanni” e quindi “espressione del più antico e squallido nepotismo”[13].

Dichiarazioni su aborto, eutanasia e unioni gay

Madia è stata oggetto di polemica per le dichiarazioni rese, nel 2008, poco prima della sua elezione nelle liste del Partito Democratico nelle elezioni del 13 e 14 aprile 2008 per la circoscrizione Lazio 1, al quotidiano Il Foglio,[14] nella quale si espresse contro l’aborto, l’eutanasia e le unioni gay. L’intervista è stata ripresa nel 2014, dopo la sua nomina a Ministro, da numerose fonti d’informazione. Queste sono le dichiarazioni, in essa contenute, su cui si è incentrata la polemica:
  • “L’aborto è il fallimento della politica – dice –, un fallimento etico, economico, sociale e culturale”. Madia è per la libera scelta della donna, “ma sono certa che se si offrisse loro il giusto sostegno, le donne sceglierebbero tutte per la vita”. Dice che ogni vita umana che non nasce è un fallimento, per questo la politica deve fare in modo che la scelta per la vita sia sempre possibile.
  • “Io sono cattolica praticante, e credo che la vita la dà e la toglie Dio, noi non abbiamo diritto di farlo. Certo è che anche per esperienza personale mi sono resa conto di quanto sia sottile la linea di demarcazione tra le cure a un malato terminale e l’accanimento terapeutico nei suoi confronti. Quindi dico no all’eutanasia ma penso che l’oltrepassamento di quella linea sottile vada giudicato – in certi casi – da un’équipe di medici; comunque non dal diretto interessato o dai suoi parenti”.
  • “Personalmente quando parlo di famiglia, e della sua relativa tutela, mi riferisco a quella che sta nella costituzione”. Sì o no ai pacs, allora? “La libertà personale va rispettata sempre, per cui se due persone decidono di assumere pubblicamente diritti e doveri reciproci devono essere tutelate dalla legge. Ma certo è che se si parla di famiglia io penso a un uomo e una donna che si sposano e fanno dei figli. Scegliendo per la vita”.

Polemiche sull’assenza alla votazione per lo “scudo fiscale”

Madia è stata una dei 22 parlamentari PD risultati assenti alla votazione sul provvedimento noto come “scudo fiscale” il giorno 2 ottobre 2009. Il provvedimento è passato per soli 20 voti e pertanto la presidenza del gruppo PD alla Camera ha deciso di prendere provvedimenti al riguardo nei confronti degli assenti ingiustificati. Intervistata da il Fatto Quotidiano riguardo alla sua presenza in quelle ore su un aereo diretto in Brasile, la deputata Marianna Madia ha risposto di essersi recata in Brasile per accertamenti clinici[15].

Controversia con Storace

Nel 2015 viene chiamata in causa da Francesco Storace, per il quale il di lei marito avrebbe ottenuto finanziamenti pubblici per produzioni cinematografiche sulla base di criteri troppo discrezionali[16]. In seguito Storace ritratta tutte le accuse pubblicando, sul quotidiano da lui diretto, una nota dove spiega che la legge regionale per l’assegnazione dei fondi è stata pienamente rispettata e che non vi sono elementi discrezionali a favore della società del marito di Madia[17].

Accuse di plagio e false dichiarazioni nella tesi di dottorato

Nel 2017 in una serie di articoli apparsi su Il Fatto Quotidiano si sostiene che Madia avrebbe effettuato una serie di plagi nella sua tesi di dottorato[18] e nelle sue pubblicazioni[19]. A seguito di queste rivelazioni il Cambridge Journal of Economics, in cui appare una delle sue pubblicazioni, apre un’indagine interna sull’accaduto[20]. Il Fatto Quotidiano sostiene anche che l’esperimento di economia comportamentale di cui Madia parla nel capitolo 3 della tesi svoltosi presso l’università di Tilburg (nei Paesi Bassi) in realtà non sarebbe mai stato effettuato. Tineke Bennema, portavoce dell’Università di Tilburg ha dichirato: “Marianna Madia non è mai stata studente in visita a Tilburg” e “non troviamo nessuna presentazione o seminario dal titolo: Flexicurity pathways for Italy: Learning from Denmark” (esperimento inserito nella tesi).[21][22] Fonti riprese dal seguente link: https://it.wikipedia.org/wiki/Marianna_Madia

Biografia

È figlia del giornalista, attore e politico Stefano Madia (1954-2004) e di Mita Messina. Pronipote di Titta Madia (1894-1976), avvocato e deputato tra il 1924 ed il 1939 per il Partito Nazionale Fascista, e tra il 1953 e il 1958 per il Movimento Sociale Italiano. Ha frequentato il Liceo francese di Roma ottenendo la maturità francese con mention bien[1]. Dopo il conseguimento della laurea con lode in scienze politiche all’Università La Sapienza di Roma[2], si è specializzata all’Istituto di Studi Avanzati di Lucca, dove ha conseguito il dottorato di ricerca in economia del lavoro. Collabora con l’ufficio studi dell’Agenzia di ricerche e legislazione (AREL) di Enrico Letta, fondata da Nino Andreatta[3]. Dal giugno 2012 è membro del comitato direttivo dell’Arel. Dal 2011 è componente del comitato di redazione della rivista Italianieuropei. Ha fatto parte della segreteria tecnica del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Enrico Letta durante il governo Prodi dal 2006 al 2008. Per Rai Educational crea e scrive la prima serie del programma E-cubo (Energia Ecologia Economia). Nel giugno del 2008 la prima puntata della trasmissione ha vinto il premio speciale del festival europeo Ambiente “Green Wave 21° Century”.[4] Nel giugno 2013 ha sposato Mario Gianani, produttore televisivo e cinematografico[5], con cui ha avuto due figli, Francesco e Margherita. È comparsa in un cameo nel film Pazze di me, prodotto dal marito.[6].

Carriera politica

In vista delle elezioni politiche, nel febbraio 2008 è stata scelta dal segretario del PD Walter Veltroni, che le ha proposto di candidarsi nelle liste di quel partito[1]. Presentata come capolista della XV Circoscrizione (Roma e provincia) è stata eletta alla Camera dei deputati. È membro della Commissione permanente XI Lavoro pubblico e privato. Un progetto di legge di cui è prima firmataria, sottoscritto da circa 100 deputati di opposizione, è una delle proposte che animano il dibattito interno del Partito Democratico sulla questione del contratto unico e della lotta alla precarietà del lavoro.[7] È candidata alle primarie del Partito Democratico del 30 dicembre 2012 dove ottiene circa 5000 preferenze, ponendosi in posizione utile per l’elezione alla Camera dei Deputati nella circoscrizione Lazio 1 alle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio 2013.[8] Eletta alla Camera dei deputati nella XVII legislatura, viene confermata membro della Commissione lavoro. Nel giugno del 2013 in un’iniziativa pubblica con l’ex ministro del governo Monti, Fabrizio Barca, lancia delle forti critiche al Partito Democratico nazionale e romano, soprattutto in relazione alle primarie per la scelta dei parlamentari svoltesi l’anno precedente. Afferma che: “A livello nazionale nel Pd ho visto piccole e mediocri filiere di potere. A livello locale, e parlo di Roma, facendo le primarie parlamentari ho visto – non ho paura a dirlo – delle vere e proprie associazioni a delinquere sul territorio”.[9]Le dichiarazioni trovano subito una forte eco nell’opinione pubblica. L’anno successivo, in seguito all’inchiesta giudiziaria nota come Mafia Capitale che porta all’incriminazione di alcuni esponenti del PD romano, molti organi di informazione ricordano le dichiarazioni di Madia. Il 9 dicembre 2013 diviene membro della segreteria nazionale del Partito Democratico, con a capo il nuovo segretario nazionale Matteo Renzi, con il ruolo di responsabile per il lavoro. Il 22 febbraio 2014 diviene Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione della Repubblica Italiana nel Governo Renzi. Alla cerimonia di giuramento del governo è incinta di otto mesi.

Incarichi governati

Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione

Come responsabile del governo per la pubblica amministrazione ha promosso una riforma complessiva della funzione pubblica attraverso un decreto legislativo, emanato dal governo nell’agosto del 2015. Tra i punti cardine della riforma figurano: la cittadinanza digitale con l’adozione di un PIN unico del cittadini per accedere online a tutti i servizi della pubblica amministrazione, un sistema di autorizzazioni con tempi e regole certe per chi investe, una maggiore trasparenza e accessibilità di dati e documenti pubblici con l’adozione di un Freedom of Information Act, testi unici nelle principali materie tra le quali il pubblico impiego e le società partecipate. Secondo Sabino Cassese la riforma Madia rappresenta “una enorme apertura di credito per la riforma dello Stato” in quanto riguarda: “l’assetto centrale dello Stato, la sua distribuzione sul territorio, gli enti periferici, i processi di decisione e le semplificazioni, la prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza, le conferenze dei servizi, le forze di polizia, l’ordinamento sportivo, gli enti di ricerca, le società pubbliche, i servizi pubblici locali, i concorsi pubblici, il codice dell’amministrazione digitale”.[10] Il 12 dicembre 2016 viene riconfermata nell’incarico di ministro senza portafoglio per il Governo Gentiloni.

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