A distanza di cinque anni, si può dire che l’11 marzo del 2011 per i giapponesi – e forse un po’ per il mondo intero – sia stato l’Anno Zero.
Alle 14.46 dell’11 marzo, al largo delle coste della prefettura di Miyagi, nel nord est del Giappone, la terra trema.
E’ un terremoto del nono grado della scala Richter, che sarà seguito da altre cinquanta scosse, spesso sopra il sesto grado.
E’ il sisma più forte mai registrato in Giappone, il quarto nel mondo. La scossa provoca un maremoto inimmaginabile, con onde alte più di dieci metri, che colpisce inesorabilmente 700 chilometri di costa. Fukushima è a 260 chilometri da Tokyo.
E Fukushima è la sede della centrale nucleare gestita dalla Tokyo Electric Power Co. (Tepco).
La prima onda, a Fukushima, arriva alle 15.27. La cresta è quasi nove metri più alta dei muri che proteggono gli undici reattori nucleari. La catastrofe naturale, cui è seguita la catastrofe nucleare, ha cambiato profondamente il Giappone. Non solo per chi ha perso qualcuno quell’11 marzo, non soltanto per gli sfollati che ancora non sanno quando potranno tornare a casa, nelle zone contaminate (circa centomila persone).
15.894 sono i morti accertati dalle autorità giapponesi. 2.562 sono le persone scomparse quell’11 marzo. La commissione d’inchiesta è ancora alla ricerca della verità sulle responsabilità della Tepco – a fine febbraio tre responsabili dell’azienda giapponese sono stati condannati per non aver preso adeguate misure di sicurezza nell’impianto di Fukushima Daiichi.
http://youtu.be/j0YOXVlPUu4