OBBLIGHI DI COMPORTAMENTO DEI DIPENDENTI PUBBLICI
In ottemperanza alla legge sull’anticorruzione, con il decreto del presidente della Repubblica n. 62/2013 è stato emanato il nuovo codice di comportamento dei dipendenti pubblici.
Tutto questo per mettere fine ai fenomeni corruttivi dei pubblici impiegati e per subordinare loro ai doveri costituzionali di diligenza, lealtà e servizio esclusivo alla cura dell’interesse pubblico.
Nel scrivere avverto una sensazione strana, come se stessimo parlando di criminali.
Vero è che il crimine più diffuso commesso dal dipendente pubblico consiste nel timbrare il cartellino in entrata a lavoro per poi abbandonare il proprio posto e recarsi fuori dagli uffici.
Pur esistendo da un secolo il pubblico impiego, ad oggi si parla ancora di fallimento e truffa del pubblico impiego nel momento in cui questi abbandonano il proprio posto di lavoro facendo figurare che sono in servizio.
Ecco perché si parla di corruzione, lealtà. Io parlerei più precisamente di un principio cardine della vita che spesso viene meno nella vita di ognuno:
<< ONESTA’ >>
QUANTO E’ DIFFICILE ESSERE ONESTI ?
Tanto, è uno dei valori e/o principi a cui ho sempre ambito nella vita. Spesso la vita corrotta trancia il cammino dell’onestà
Ma ritorniamo a noi
Il Codice di Comportamento dei pubblici impiegati richiede che questi non accettano e ne chiedono compensi o regali strettamente connessi all’espletamento delle funzioni di pubblico impiego.
Tranquilli, un caffè in omaggio è sempre concesso, ma oltre puoi andare?
Se un caffè oggi giorno costa mediamente 1 €, il codice di comportamento vieta ai dipendenti pubblici di ricevere regali superiori ai 150 €uro (regali c.d. di modico valore).
Attenzione: se lo stipendio di un dipendente pubblico è di € 1290,00 mensili – 150 €uro, ne costituiscono il 12% dello stipendio netto mensile.
Quindi fino a 150 caffè al giorno potete berli
E Vi sembra di modico valore un regalo che costituisce il 12% della retribuzione netta mensile di un dipendente pubblico?
La violazione dei doveri contenuti nel codice di comportamento è fonte di responsabilità disciplinare.
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Daniele Giammarelli