Sembra di sì dall’articolo pubblicato su www.libero.it che si riporta.
Gli ex dipendenti pubblici ora in pensione godono di un trattamento decisamente migliore rispetto ai pensionati del settore privato.
Le differenze sono considerevoli per tutti i tipi di rendite previdenziali.
Se in media l’assegno mensile percepito dall’ ex statale è di 2.469,70 euro per i maschi e 1.789,60 euro per le femmine, gli omologhi provenienti da attività del settore privato prendono molto meno: 1.584,80 euro gli uomini e 948,62 euro le donne.
Se si guarda poi al totale delle pensioni vigenti al 31 dicembre 2017 si capisce quanto pesino le rendite scoperte imputabili a ministeri e amministrazioni pubbliche.
Su 2.867.732 pensionati ex Inpdap ben 1.627.866, dunque oltre la metà, sono andati in quiescenza con la pensione di anzianità o anticipata.
Anzi, è vero il contrario: a partire dal primo gennaio 2012, con il varo del super Inps, il governo Monti scaricò sull’ Istituto previdenziale dei lavoratori privati il buco dell’Inpdap, l’Istituto nazionale di previdenza e assistenza per i dipendenti dell’amministrazione pubblica.
Ben 10,2 miliardi di euro di disavanzo patrimoniale e quasi 5,8 miliardi di passivo per il solo esercizio 2012.
Ministeri e amministrazioni pubbliche varie, infatti, non versavano da anni i contributi per i loro dipendenti. Questo non ha impedito a un ente di fatto in dissesto finanziario, di mantenere le prestazioni più elevate a beneficio dei propri assicurati.
Il dipendente privato maschio andato in quiescenza nel 2017 percepisce un assegno mensile di 2.449,45 euro.
Il dipendente pubblico invece ne prende ben 3.091,42.
Quale sarà la futura pensione degli attuali dipendenti pubblici?
Nel frattempo pero viste le pressioni della Unione Europea, il governo taglia le pensioni per accontentarla evitando così una procedura d’infrazione. La trattativa con la Commissione Ue che porterà al taglio del 2% di deficit richiederà un supplemento di risorse e Lega e M5s, in difficoltà nel ridurre platea e fondi dei due provvedimenti-bandiera (quota 100 e reddito di cittadinanza) secondo il Corriere della Sera metteranno mano ai cosiddetti “assegni d’oro“.